La Mostra dei Mosaici Moderni al MAR
La Mostra dei Mosaici Moderni al MAR: una splendida festa di addio. Albergo vicino al MAR a Ravenna.
Foto:1) mosaici moderni,2)il Museo d'Arte Ravenna, via di Roma
Tutto cominciò 500 anni fa, quando il giovane Domenico Ghirlandaio si lasciò sfuggire quella espressione fatale secondo cui il mosaico sarebbe “pittura per l’eternità”.
Purtroppo la frase, così bella e pittoresca (nei due sensi della parola), dimostrava un profondo malinteso sul carattere “genetico” del mosaico impedendone, fino ai giorni nostri, un suo sviluppo proprio ed autonomo.
Nei fatti, questa espressione famosa è diventata un mantello di falsa rispettabilità estetica che ha coperto il successivo declino del mosaico verso l’ illusionismo pittorico, celandone la paralisi artistica.
Per cinquecento anni il mosaico è stato considerato come una suddivisione della pittura e svilito al rango di ancella che doveva piegarsi alle regole ben diverse della pennellata fluida e dei contorni della matita, piuttosto che seguire le sue regole autonome dettate dalla identità separata delle tessere, dure e angolari, che richiedono la semplificazione e il contrasto fra l’una e l’altra.
Nel 1934 Gino Severini, con la sua duplice sensibilità di pittore e mosaicista, aveva scritto “Una delle ragioni della decadenza del mosaico e non delle minori, è la separazione fra l’artista che fa il cartone e l’artigiano che fa il mosaico; e cioè fra arte e mestiere”.
Avendo perduto la propria autonomia, il mosaico perse lo splendore, il vigore, il prestigio, la capacità di svilupparsi; divenne imitativo, riproduttivo, inerte, insipido.
Per il mosaico diventato imitativo e, specialmente a Ravenna, bizantineggiante per quel che riguarda lo stile e l’iconografia, un balzo diretto alla riconquista della antica autonomia sembrava forse troppo ardito ed azzardato: sarebbe stato più utile un primo riavvicinarsi allo spirito del Novecento, già fatto proprio dalla pittura con l’ impressionismo, con il divisionismo, con l’ espressionismo, con l’ arte astratta.
E utilissimo, in effetti, risultò -sempre nel clima artistico degli anni Cinquanta- un tale riavvicinamento nella memorabile “Mostra di mosaici di artisti contemporanei”, ordinata da Giuseppe Bovini sotto gli auspici del Rotary Club di Ravenna, nell’ormai lontano 1959.
E risulta persino emozionante oggi, a distanza di tanti anni, che quei mosaici siano ancora in grado di sedurre il nostro sguardo e di stuzzicare la nostra percezione: possiedono la stessa carica allusiva del mosaico classico e pur mutando profondamente la figurazione e l’iconografia, non cambia la potenza che la luce delle tessere conferisce a quel sistema complesso di espressione artistica.
Con questa Mostra il mosaico torna ad esprimere la propria autentica natura, una ipotesi di espressione artistica, una specifica ortografia che la sensibilità e l’intuizione dell’artista possono riproporre in tutta la sua libertà e freschezza.
Nel quadro della situazione ravennate del 1959, la Mostra era progressiva, valida ed utilissima. Oggi, a ritroso e dal punto di vista internazionale, rimane sempre interessante; piuttosto come un documento storico di una fase ormai superata, una splendida festa di addio alla servitù del mosaico sotto l’egemonia della pittura. Non resta a noi che gustare il gioco dei duetti fra tela e mosaico ed elencare gli artisti che sono presenti in Mostra:
Afro (Oreste Basaldella), Renato Barilli, Corrado Cagli, Antonio Corpora, Francesco Gentilini, Renato Guttuso, Mirko, Mattia Moreni, Enrico Paolucci, Mauro Reggiani, Bruno Saetti, Rolf Sandquist, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Bruno Tassinari, Marc Chagall, Mario Deluigi, Georges Mathieu (che per l’occasione si improvvisò mosaicista-artista).
Prof. Gianni Morelli .
si veda: Ravenna '900
si veda: palazzo del mutilato
si veda: museo arte moderna MAR
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