Teatro Vecchio. Ravenna nell'800.
Teatro Vecchio nel centro di Ravenna. Alberghi vicino al Teatro Vecchio, ora Camera del Lavoro.
Foto: facciata Teatro Vecchio, via Matteucci
Questo palazzo dalle linee aggraziate risale al 1722 e fu realizzato su iniziativa del legato pontificio per ospitare il teatro comunitativo, più noto come "teatro vecchio".
Dopo i rivolgimenti dell' età napoleonica, gli spettacoli teatrali attrassero sempre più l'interesse sia delle classi borghesi, sia del popolo, che si concentrava nel loggione.
Dei quattro ordini di palchi, quest'ultimo si animava di più, mescolando anche passioni rivoluzionarie, agli spettacoli del teatro, che rientravano nel filone dell' opera italiana, con la presenza, accanto a diversi autori minori, di Rossini, Bellini, Donizetti e soprattutto Verdi.
Annessa al teatro, sorse nel 1826 la prima sede dell' Accademia dei Filarmonici, poi divenuta Istituto Musicale "G. Verdi", la scuola di musica di Ravenna. Espressione dei tempi nuovi e dell'evoluzione del gusto nell' età della Restaurazione, venne fondata da un folto gruppo di musicisti dilettanti e amanti della musica, per offrire la possibilità di educare alla pratica musicale e di esercitarla collettivamente.
Tra i 264 iniziali associati v'erano soprattutto dipendenti statali e professionisti, poi aristocratici, tra cui l'unica donna, Ginevra Raisi Santacroce, commercianti, alcuni religiosi, artigiani e studenti. Il più illustre allievo dell' accademia fu Angelo Mariani (1821-1873).
Formatosi come violinista, a vent'anni lasciò Ravenna, intraprendendo una brillante carriera di direttore "dalla foga incandescente", come allora lo definì la critica musicale, impareggiabile trascinatore d' orchestre ed entusiasta promotore della musica wagneriana.
Il teatro venne chiuso nel 1852, con l' inaugurazione del nuovo, il Teatro Alighieri, in piazza Garibaldi.
Dieci anni dopo l'edificio del vecchio teatro fu adibito a caserma e nel 1903 ospitò il "dormitorio gratuito municipale", che consisteva in due grandi cameroni con 20 letti per le donne e 20 per gli uomini. Il regolamento imponeva che non si potesse accedere per più di tre sere consecutive.
In quel 1903 la vecchia palazzina tornò ad animarsi di fervori rivoluzionari, quando vi si trasferì la Camera del Lavoro, costituita già nel 1900 come Consolato Operaio, e istituita l'anno successivo.
Sostenuta da fondi comunali e da quasi 20mila adesioni iniziali, aggregò leghe bracciantili, fratellanze contadine e leghe di mestiere, assumendo ruolo di primario organismo sindacale dei lavoratori.
Rifletteva il livello di organizzazione raggiunto dal movimento cooperativo, sorto a Ravenna per iniziativa di Nullo Baldini con la fondazione nel 1883 dell' Associazione Generale degli Operai Braccianti, come risposta al dramma della disoccupazione di migliaia di salariati della terra e innestandosi sulle rivendicazioni dell'appena sorto Partito Socialista Rivoluzionario di Andrea Costa.
Prof. Gianni Morelli, Anna Missiroli
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