Porta Adriana, Borgo S. Biagio. Ravenna nell'800.
Porta Adriana e Borgo S. Biagio. Hotels vicino a Porta Adriana e al Borgo S. Biagio.
Foto: 1)Porta Adriana vista dal Borgo S. Biagio,2)Porta Adriana,l'ingresso al centro storico di via Cavour, 3)Porta Adriana con resti delle antiche mura, vista dall'attuale Piazza Baracca,4)Porta Adriana retro su via Cavour-Piazzetta Gandhi
Dal medioevo Porta Adriana ha costituito il più importante raccordo tra la città e la sua campagna, con le terre più asciutte e fertili, di più antico popolamento e con la via Emilia e Bologna: non a caso la strada che le sta di fronte è chiamata da secoli via Maggiore.
Si spiega così il motivo per cui fuori porta sia cresciuto nel tempo il più antico tra i sobborghi di Ravenna, noto come borgo San Biagio, per la presenza dell'omonima chiesa parrocchiale, ricordata almeno dal basso medioevo.
Le origini del borgo, prima allineato lungo la strada, poi espanso verso nord e sud, non si conoscono: compare nelle più antiche mappe della città, della fine del Quattrocento. Lungo la strada Maggiore perveniva a Ravenna, forse già da epoca romana, il fiume Lamone, denominato nel medioevo Teguriense; all'altezza della porta, svoltava lungo le mura verso settentrione.
Nel 1240 Federico II, cingendo d' assedio la città, deviò il corso del fiume, sottraendole una vitale risorsa idrica. Verso la fine di quel secolo, l' alveo spento venne utilizzato per avvicinare alla città il canale naviglio, che collegava Ravenna al Po di Primaro (ora Reno) e che scorreva lungo l' attuale via Canalazzo: la più ampia larghezza del tratto iniziale di via Maggiore sta ancora a segnare la presenza della darsena.
In quegli anni anche il fiume Montone fu avvicinato alla città lungo quella che oggi è via Fiume Abbandonato, per proseguire attorno alle mura nell' alveo spento del Teguriense.
Questo nodo di acque e strade costituì l' ossatura del borgo, che si formò forse già dal Duecento. Durante il Cinquecento il naviglio gradualmente si interrò, mentre nel 1738 il Montone fu allontanato dalla città.
Nella seconda parte del Settecento il borgo crebbe a sud di via Maggiore, con modeste case per povera gente, in un dedalo di viottoli: questo quartiere resta pressochè intatto nella struttura e conserva meglio di altri le tracce dei due ultimi secoli.
Accanto alla porta, dall' 800 e forse prima, stava il foro boario, che occupava l'area dell'attuale piazza Baracca e dell' isolato fino a via Oberdan. Il mercato si teneva il sabato, sotto l'ombra di pioppi bianchi e robinie.
Qui, fino al 1868, si eseguivano anche le condanne a morte; un tale Calamosca e il conte Sandoli furono gli ultimi giustiziati. Per asciugare il sangue sotto alla ghigliottina, si spargeva semola di riso, "e' simulòn", che si usava anche d' inverno sui tratti ghiacciati di strada: per questo il borgo era chiamato "e' borg de simulòn".
La vivacità dei traffici lungo la via Maggiore stimolò l'apertura di locande e osterie, la più celebre quella della Zabariòna, cantata da Olindo Guerrini nei suoi Sonetti romagnoli; tuttora questa resta la strada di Ravenna col più alto numero di trattorie e ristoranti.
Prof. Gianni Morelli, Anna Missiroli
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