Orfanotrofio della Misericordia. Ravenna pontificia.
Orfanotrofio della Misericordia nel centro di Ravenna. Hotels vicino all' Orfanotrofio della Misericordia.
Foto: facciata Orfanotrofio Misericordia, via Guaccimanni
"Questa è una città, anzi un deserto, che non l'habiterebbono i zingari, aria pestifera, penuria di vitto, vini pessimi, acque calde e infami, gente poca e selvatica".
Così Giambattista Marino ricordava Ravenna, dopo un breve soggiorno nel 1605.
Un ambiente malsano per la presenza di vaste zone vallive e malariche; condizioni igieniche precarie per carenza di acque potabili; organizzazione assistenziale molto arretrata; miseria diffusa: sono impressioni che ricorrono in molti resoconti di viaggiatori forestieri tra Sei e Settecento.
La città appariva spopolata, con un terzo della superficie interna alle mura inedificata, coltivata a orti, quasi tutti di proprietà monastica, o giardini.
Tra Cinque e Settecento la popolazione della città e dei sobborghi oscillava tra gli 11mila e i 16mila abitanti, con picchi negativi continui dovuti alle frequenti epidemie (peste, tifo) e carestie: bastava un' annata di raccolti insufficienti per seminare la morte per fame.
L'alta mortalità colpiva soprattutto i bambini, 20-30 su cento nel primo anno di vita. Per molte famiglie una bocca in più da sfamare costituiva un peso insostenibile e di frequente si ricorreva all' abbandono, talora anche all' infanticidio.
Quattro/cinque bambini su cento venivano abbandonati, dopo la nascita, sui sagrati delle chiese, per le strade o sulla ruota, sistemata all'ingresso dell' ospedale di Santa Maria delle Croci, che si trovava qui a fianco (oggi è un istituto scolastico).
Periodicamente venivano effettuate anche vere e proprie retate di bambini poveri che mendicavano per la città, condotti a forza negli istituti per orfani.
Varie erano le istituzioni di accoglienza e cura degli "esposti", i trovatelli, rivolte specialmente alle femmine. Questo edificio venne eretto negli anni 1778-82, per volere dell' arcivescovo Antonio Cantoni e su disegno di Camillo Morigia, in modo da dotare la città di un più spazioso e moderno istituto per orfani.
L' ente venne denominato Casa della Misericordia e l' edificio divenne comunemente noto come "gli Orfani".
Nell' Ottocento venne affiancato da "le Orfanelle", l' istituto femminile che si insediò nei locali dell' ospedale di Santa Maria delle Croci, dopo che questo era stato trasferito nella soppressa abbazia di San Giovanni Evangelista.
La Casa della Misericordia si mantenne grazie a beneficenze e a un buon patrimonio fondiario; molte case rurali conservano ancora, all' ingresso, la targa dei due istituti, che furono chiusi nel secondo dopoguerra, quando mutarono le forme dell' assistenza.
Prof. Gianni Morelli, Anna Missiroli.
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