Palazzo Baronio. Ravenna pontificia.
Palazzo Baronio nel centro di Ravenna. Albergo vicino a Palazzo Baronio.
Foto: 1)ingresso e balcone,2)facciata del Palazzo Baronio, via Raoul Gardini, 3) lato via Guidone con vista sulla torretta, 4)le Pinete ravennati
Iniziato nel 1744 su progetto di Domenico Barbiani, per la famiglia Guiccioli, il palazzo venne poi venduto ai Baronio nel 1788.
Un conciso gusto barocco e un largo impiego di pietra d'Istria caratterizzano la facciata, impostata su piani diversi. All'interno è un maestoso scalone dell' architetto Buonamici, che era stato il progetti sta della nuova cattedrale.
Una ricca cancellata ottocentesca reca lo stemma dei Rasponi, a sancire il raggiungimento del prestigio sociale da parte dei Baronio, famiglia da poco emersa grazie a un rapido accumulo di ricchezze, tramite il matrimonio con una Rasponi Bonanzi, ceppo di antica nobiltà.
Le sale del palazzo, che da diversi decenni ospitano la sede del "Circolo Cittadino", sono decorate da Felice Giani con raffigurazioni di personaggi mitologici sul monte Olimpo.
Fu Domenico Maria Baronio a promuovere il decollo economico della famiglia, distinguendosi tra i più spregiudicati speculatori nelle operazioni finanziarie e di compra-vendita dell' età napoleonica.
A capo di una società composta da quindici possidenti ravennati, nobili e borghesi, partecipò alla spartizione dei vasti possedimenti confiscati alle corporazioni religiose, soppresse per decreto napoleonico nel 1797.
L'operazione provocò la dispersione e la frammentazione di un enorme patrimonio, prevalentemente fondiario, e l' arricchimento di esponenti della vecchia aristocrazia e della nuova borghesia.
A seguito dell' occupazione francese scomparvero a Ravenna le 12 congregazioni religiose e le 25 confraternite laiche esistenti; tutti i loro beni mobili e immobili vennero confiscati; un monastero, quello di Sant'Andrea, raso al suolo; di 86 chiese e oratori, presenti nella città e nei sobborghi, 40 furono demoliti o convertiti a uso profano; tutte le chiese spogliate delle suppellettili preziose.
Tra le conseguenze di questa ingente operazione, vi fu la progressiva riduzione delle pinete che orlavano in continuità il litorale e che da secoli erano di pertinenza delle quattro maggiori abbazie. La porzione già spettante alla Canonica di Porto, che era la più vicina alla città, fu la prima ad essere abbattuta e i terreni convertiti a coltura.
Prof. Gianni Morelli e Anna Missiroli.
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